sabato 27 ottobre 2007

Piano secondo - vacante, Dante

Il mese scorso è morta la vedova Galli, era una tiranna ottantenne, capace solo di sputare della roba che tutto sembrava meno che catarro (ovviamente DENTRO lo stabile, mai in cortile). Era un'arpia baffuta (mai piaciuta), già tirchia ed egoista da giovane, era peggiorata negli anni, convinta che i suoi figli fossero venuti al mondo col solo scopo di seppellirla e sperperare l'eredità. Ovviamente aveva ragione, anche se, per la precisione, hanno cominciato a sperperare i suoi soldi ben prima che tirasse le cuoia.
Guardando il susseguirsi delle generazioni mi viene spesso da chiedermi se questa fase decadente possa avere una fine. I genitori che hanno lottato contro i propri nel '68 avevano una spina dorsale, hanno fatto in modo che tutto girasse meglio. Ed ora che tutti hanno tutto, chi mai si sbatte per migliorare la propria condizione?! E per quale motivo poi?!
Bah, l'importante è che ci si sia tolti dai piedi quella puzzona della Galli, potrà sembrarvi rude, ma sembrava un suo hobby urinarsi nei pantaloni della tuta giusto prima di uscire dalla porta di casa, non pulirsi le scarpe nel tappeto dell'ingresso e lasciare che il suo Pippy insozzasse la moquette con del simpatico fango che sembrava preferire al cibo (era uno di quei cani che sembrano ragni con la coda, di quelli con le orecchie più grosse dei polmoni e gli occhi da ipertiroidei).E lasciava immancabilmente il portone aperto, nonostante i continui avvertimenti.
Dante, mio stretto parente, ha chiesto alla badante se l'appartamento fosse vacante, aveva in mente di crearne un ambiente accogliente, per niente opprimente, con tante piante, con ante, lanterne e paraventi. Davanti al muro portante, un busto raffigurante una donna piacente, il cui seno prorompente era niente al confronto del petto d'Antonia, miscredente amante di Dante, deficiente ma veramente avvenente.
Insomma, ora ci vive mio figlio Dante, con questa ventenne che sembra un fumetto di quelli che, pulendo, trovavo sotto il suo letto.
Guardandola mi preoccupa il fatto che mentre gli anni son passati e continuano a correre, il mio gusto rimane il medesimo. Ogni volta mi immagino seduto, con il cappello stretto in mano che volto la testa verso destra e chiedo: "è tanto grave signor giudice?!"

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